Avvocato Mario Scialla, coordinatore nazionale Organismo Congressuale Forense, Nicola Quatrano ci ha detto che attraverso un consequenziale copia e incolla l’informativa di pg diventa ordinanza di custodia cautelare.

Mi ha stupito molto in questi lunghi anni di professione riscontrare che alcuni errori di battitura della richiesta di applicazione di misura cautelare della procura si siano ripetuti anche nell’ordinanza custodiale, nella medesima collocazione, il che autorizza qualche pensiero non proprio positivo. In altri casi anche a me è apparso evidente che rispetto alle richieste degli investigatori, ci sia stata una ricezione pressoché integrale prima della procura e poi del gip.

Tutto questo come si spiega?

Più che sostenere ipotesi malevole, direi che a fronte di una mole assai consistente di documenti, il gip non riesce a fornire un adeguato ed efficace controllo. Se analoga operazione di filtro non viene compiuta neppure dalla procura ecco che l’ipotesi investigativa prende sostanza senza essere verificata e ciò comporta un elevato rischio di errore. Che sia proprio così noi lo cogliamo quando questa operazione viene compiuta correttamente dal gip – nel senso che le richieste della procura vengono rigettate – e poi il dibattimento si conclude con l’assoluzione con formula piena.

Nel prossimo pacchetto di riforme il Tribunale del Riesame potrebbe assumere le funzioni svolte dal gip, i ricorsi poi esaminati in Corte d’appello. La convince questa proposta?

Non solo mi convince ma è quella che trovo più importante. Quando l’Ocf è stato ricevuto dal ministro Nordio ho detto subito che intervenire sulle misure cautelari rappresentava la priorità assoluta e che l’effetto positivo si sarebbe riverberato su tutto il sistema giustizia. Il Guardasigilli ci ha risposto con orgoglio che questa era una sua antica proposta. Sono fermamente convinto che l’anomalia italiana, rispetto agli altri Paesi europei – di quasi un terzo dei detenuti in attesa di giudizio -, vada immediatamente risolta. Il modo migliore è proprio quello di affidare la decisione ad un collegio di giudici. Di fronte al bene più prezioso che è la libertà personale, uno Stato civile deve fornire tutte le garanzie necessarie.

Si avrebbe altresì un calo dei detenuti in attesa di primo giudizio. Ne sono certo.

Dovendo decidere in composizione collegiale, il giudice sarà più coraggioso e meno dipendente, non solo da quanto sostenuto dal pm ma anche dalla imponente produzione di atti che accompagna la richiesta di misura. Si recupereranno quella forza e autonomia che talvolta sono mancate. Inoltre certe volte accade che il gip sia molto giovane e subisca il peso della decisione, soprattutto se gli viene richiesta da un sostituto procuratore più esperto a cui vengono assegnate le indagini più importanti. Sono chiaramente fenomeni involontari ma che comunque incidono non poco, così come quando il processo è accompagnato da una forte campagna mediatica. In tutti questi casi avere un giudice collegiale, più forte e tetragono alle sollecitazioni esterne è di fondamentale importanza e consentirà di ridurre il numero dei detenuti in attesa di giudizio.

Questa potrebbe essere la prima tappa per la separazione delle carriere?

È talmente forte ed urgente la riforma del cautelare che mi piace pensare che si possa ottenere un consenso più ampio ed immediato, tra gli operatori del diritto e all’interno del Parlamento, ragionando esclusivamente sul tema della libertà personale. Poi è chiaro che se la riforma produrrà i suoi benefici effetti, ad essere rafforzata sarà la terzietà del giudice, esattamente quello che si propone di fare la separazione delle carriere.

Sarebbe una buona idea prevedere un interrogatorio in contraddittorio prima dell’arresto?

Tutto quello che può servire ad anticipare i tempi della difesa e fornire la propria versione dei fatti, prima che venga presa una decisione così importante, è certamente utile. A quel punto la scelta su come e quando difendersi passa alla difesa che può pure optare per un differimento, aspettando di leggere gli atti. Sviluppare subito tale facoltà difensiva è importante: il giudice deve capire che persona ha di fronte, se sia effettivamente pericoloso per la società, se può inquinare le prove o reiterare la condotta. Non dimentichiamo che il processo penale è un fatto umano e che sono complesse anche le decisioni legate esclusivamente al periculum libertate.

Secondo alcuni pm siete voi avvocati, soprattutto di parte civile, a far circolare l’ordinanza custodiale. Come replica? E crede che andrebbe vietata la pubblicazione come sostiene Costa?

Un po’ mi viene da sorridere pensando che l’ultimo caso che sto affrontando e che ha avuto risalto mediatico, ossia l’omicidio della giovane avvocatessa Martina Scialdone, mi ha visto apprendere le decisioni e le motivazioni del gip direttamente dai giornali. Il problema è complesso, vanno soppesate due diverse ed altrettanto valide esigenze: il diritto dell’indagato a non finire in pasto all’opinione pubblica e il diritto di cronaca. In realtà gli strumenti esisterebbero già, senza ricorrere al divieto della pubblicazione dell’ordinanza che certamente risolverebbe il problema a monte ma che forse è troppo punitiva nei confronti della stampa. L’idea merita sicuramente una adeguata e ponderata riflessione mentre non ho dubbi nel sostenere che bisogna ugualmente impedire la diffusione delle notizie riguardanti i terzi coinvolti nelle inchieste che non sono indagati.